The Wolfpack

the wolpack, locandina proiezioneI sei fratelli Angulo hanno passato tutta la loro vita richiusi in un appartamento del Lower East Side di Manhattan. Soprannominati “The Wolfpack – Il branco di lupi”, sono estremamente brillanti, istruiti in casa, non hanno contatti con l’esterno a parte con i loro familiari e praticamente non hanno mai lasciato casa loro. Tutto quello che sanno del mondo esterno è preso dai film che guardano ossessivamente e ricreano meticolosamente, usando elaborati arredi scenici e costumi fatti in casa. Per molti anni questo sistema è servito loro come sfogo creativo e come modo per fuggire la solitudine – ma dopo la fuga di uno dei fratelli (scappato indossando una maschera di Michael Meyers come protezione) le dinamiche all’interno della casa si trasformano e tutti i ragazzi iniziano a sognare di avventurarsi all’esterno.

The Wolfpack riassume, in forma di documentario, quattordici anni di “segregazione” dei sei figli Angulo, cinque maschi e una femmina, costretti a rimanere in casa dal proprio padre, ad eccezione di alcune brevi “gite” monitorate, comunque rare, per le terribili strade della Grande Mela. Seguace del culto Have Krishna, il capo della famiglia Angulo teme infatti la contaminazione della malvagia società contemporanea, desiderando di mantenere puri e innocenti i proprio figli, dall’abbigliamento e dalla pettinatura identica, assumendosi anche l’onere della loro istruzione con l’aiuto della madre, la quale si presta a fare da insegnante. L’unica opportunità di evasione per i sette fratelli diventa così l’ampia videoteca presente in casa, utile non solo ad una semplice fruizione spettatoriale ma soprattutto ad incoraggiare la loro creatività. I ragazzi, infatti, con un catalogo che va da Tarantino a Nolan, finiscono col trascrivere parola per parola i loro film preferiti, per poi metterli in scena.

Una storia forte e di immediata empatia, che invita sonoramente a vivere la vita e a non dare per scontate alcune facili certezze: l’indissolubilità familiare da un alto, la deriva morale della società contemporanea dall’altro. La pellicola, infine, è un inno al cinema e al suo potere di evasione, probabilmente in una chiave mai così concreta e “reale”.