Odio la mattina
Rouillan, Jean-Marc
Je hais les matins fu pubblicato da Denoel nel 2001: primo dei circa dieci testi che costituiscono la «bibliografia armata» di Rouillan.
Fondadore di Action Directe, dopo l’amnistia Mitterrand del 1981, Rouillan riprese la sua battaglia con pochi compagni. Furono catturati tutti nel 1987: Joelle Aubron, deceduta, Nathalie Menigon, liberata per motivi di salute, Georges Cipriani e Régis Schleicher, in attesa di misure alternative. Rouillan è in semilibertà dal dicembre scorso.
Questo libro è il racconto lucido, a tratti impietoso anche verso se stesso, dei vent’anni trascorsi nelle carceri speciali francesi: nel ventre della bestia, tra gli ingranaggi dell’istituzione totale, definita ora isola del dottor Moreau, ora seconda pelle di cemento, che paralizza il corpo e scaglia il pensiero nell’orbita della pazzia.
Una pena, una sofferenza senza fine, che scioglie il condannato nell’acido dei giorni senza vita. La cella, specie nelle sezioni d’isolamento (Quartiers de haute sécurité – Qhs), è un efferato strumento di tortura.
L’ergastolo che nega ogni orizzonte al detenuto è una ghigliottina mascherata. La prigione è patogena, non lo sostengono solo gli abolizionisti.
La «società penitenziaria»in crescita tentacolare stenta ad autolegittimarsi coi logori predicati della sedicente riabilitazione e (innocua!) funzione retributiva. Due libri, almeno, firmati da medici penitenziari insospettabili: Daniel Gonin (La santé en prison) e Véronique Vasseur (Médecin-chef à la prison de la Santè) «scandalizzarono» la Francia benpensante di fine millennio. Ma come: nella patria dei diritti umani, all’ombra delle mura che dovrebbero rigenerare il reo, si compiono stupri sui deboli e i travestiti, si spaccia droga pesante, si mercificano i corpi, si muore di suicidio, si affoga nel delirio, si calpesta ogni dignità, si pratica l’autolesionismo come ultimo grido di soccorso?…Tra queste denunce di osservatori scientifici e il diario quotidiano di Rouillan ci sono episodi e fatti analoghi..
La differenza è che Rouillan – sedicenne ribelle nel maggio ’68, guerrigliero antifranchista negli anni ’70, irriducibile combattente anticapitalista fino alla sua cattura – , non denuncia la «maladetenzione».
Dai suoi testi (ultimo: Croniques carcerales, 2004-2007, Agone, Marsiglia, 2008), con toni ora drammatici ora ironici, emerge piuttosto la «natura profonda del sistema carcerario. La prigione è un monolite irriformabile, che ingoia il prigioniero politico ma anche innumerevoli prigionieri sociali. Forgiando una «scrittura meticcia», in cui levitano tempo poesia memoria storica ricordi e analisi politica, Rouillan si è aggiudicato un doppio merito. Il suo scopo dichiarato di «scrivere per non crepare», il suo «non essere scrittore», lo ha trasformato in narratore originale, capace di registri inediti, passe-muraille che spicca nell’attuale panorama della letteratura francese. Al contempo da Lettre a Jules (Bonnot) a La part de loup; da Roman du GlucK a Le capital humain; da Je hais… a De mémoire, l’autore ha confermato con coerenza la sua poetica: «la mia scrittura – dice – non mi allontana mai dalle cause profonde del mio impegno per un mondo migliore senza classi…né prigioni».
anno: 2008
euro: 9,00