L’ archeologia del sapere
Foucault, Michel
Spiegare che cosa avevo voluto fare nei libri precedenti in cui tante cose erano rimaste oscure? Non soltanto, e non esattamente.
Spingendomi un poco più avanti, come per un nuovo giro di spirale, al di quà di ciò che avevo intrapreso, far vedere da dove parlavo; individuare lo spazio che rende possibili queste ricerche e altre che forse non realizzerò mai; dare insomma un significato alla parola archeologia che finora avevo lasciato in bianco.
Parola pericolosa, perche sembra evocare delle tracce finite fuori del tempo e ormai cristallizzate nel loro mutismo. In pratica, si tratta di descrivere dei discorsi. Non dei libri (nel rapporto coi loro autori), non delle teorie (con le loro strutture e la loro coerenza), ma quegli insiemi che sono al tempo stesso familiari ed enigmatici e che si presentano attraverso il tempo come la medicina o l’economia politica o la biologia. Vorrei mostrare come queste unità costituiscano tanti campi autonomi (anche se non indipendenti), regolati (anche se in perpetua trasformazione), anonimi e senza soggetto (anche se passano attraverso tante opere individuali).
E mentre la storia delle idee, decifrando i testi, cercava di svelare i segreti movimenti del pensiero (la sua lenta progressione, le sue lotte e le sue ricadute, gli ostacoli aggirati), io vorrei far apparire, nella sua specificità, il livello delle «cose dette»: la loro condizione di apparizione, le forme del loro accumulo e della loro concatenazione, le discontinuita che le scandiscono. Il campo delle cose dette e quello che si chiama l’archivio; l’archeologia è destinata a farne l’analisi. M.F.
dal risvolto di copertina
casa-editrice: Rizzolianno: 1971
stato: ottimo
euro: 20,00