Incroci Anomali
Cosa hanno in comune una tradizione apparentemente tutta fondata sulla Legge come quella ebraica e l’antinomismo anarchico?
Presentiamo un libro che fornisce una risposta inattesa a questa domanda, Torà e libertà. Studio sulle corrispondenze tra ebraismo e anarchismo, (Icaro, Lecce 2008) di Furio Biagini.
L’autore, pur ribadendo nelle conclusioni che la religiosità rabbinica non ha nulla a che vedere con l’ideologia sovversiva anarchica, attraversa nel corso dell’opera una serie di aspetti, metodi e personalità dell’ebraismo (ad es. Scholem, Landauer, Buber), che non solo presentano analogie con il movimento anarchico, ma gli hanno fornito intelligenze, idee e soprattutto una visione dell’uomo protagonista della storia e teso alla libertà politica e spirituale.
Ciò deriva in prima istanza dalla peculiarità dell’esegesi ebraica che non vede mai nel testo un senso univoco, bensì aperto alla pluralità esegetica e al continuo rinvenimento di nuovi significati. Tale antidogmatismo è quindi seguito nel corso del libro attraverso alcuni movimenti fondamentali dell’ebraismo moderno: dopo l’analisi dell’idea stessa di libertà, si descrivono le esperienze straordinarie della riflessione sulla Qabbalah di Luria con la dottrina del tiqqun, del messianismo in Shabbetay Tzevi e Jacob Frank, con il nichilismo che diventa la via paradossale alla santificazione, fino alla splendida rinascita del hassidismo.
Nasceva così, in un “incrocio anomalo”, una teoria dell’uomo che ne escludeva l’alienazione della libertà a favore dell’altro uomo.