Il giovane favoloso
Il Leopardi di Martone è “essenzialmente un ribelle, un uomo nato alla fine del Settecento quasi per caso poiché il suo pensiero era un pensiero mobile, che non apparteneva al suo tempo: ha una natura antica che però sa guardare molto in avanti – dice il regista – Tutto quello che scrive Leopardi è autobiografico. È un poeta che parla a chiunque senta l’urgenza di rompere le gabbie che dall’adolescenza in avanti tutti noi percepiamo intorno: la famiglia, la scuola, la politica, la società, la cultura. Le mediazioni, le ipocrisie con cui siamo costretti a fare i conti lui non le tollerava e finiva per rompere queste gabbie una ad una rendendosi la vita, inevitabilmente molto scomoda. Leopardi parla a chiunque sia giovane, non solo anagraficamente, proprio per la spinta verso la libertà che lo caratterizzava”.
Il film mostra il percorso di Leopardi insieme all’amico Ranieri (Michele Riondino), dopo aver lasciato Firenze l’arrivo a Napoli che è un colpo al cuore e un colpo di fulmine. Leopardi si innamora della gente dei quartieri popolari: degli scugnizzi, delle prostitute, delle taverne, dei bicchieri di vino e dei taralli. Finché scoppia il colera e l’amico Ranieri lo trascina a Torre Annunziata ai piedi del Vesuvio dove scrive La ginestra, la lunga poesia che racchiude il suo pensiero e con la quale si chiude il film. “La sfida era pronunciare quelle parole senza declamarle, dire quei versi portandoli nella carne, nella quotidianità – dice Germano – Ho cercato di non pensare di essere un attore che recita una poesia, ma di immaginare di essere la persona che li ha scritti. Mi sono immedesimato in un Leopardi che li stava rileggendo, li provava per vedere se funzionavano. La mia grande fortuna è stata che ho avuto un grande sceneggiatore. Ogni battuta che pronuncio nel film proviene dai suoi scritti: lettere, poesie o saggi. Una cosa folle per un attore al cinema, ma un grandissimo regalo”.
Giovedì 7 gennaio ore 21.00