Antonin Artaud. Nel vortice dell’elettrochoc
Savarino, Ida
“È una storia di dolori. Come la mia ce ne sono altre, ma questa è torbida, deriva cioè da una causa che il mondo e la società vorrebbero tener nascosta a qualsiasi prezzo. Proprio per questo voglio parlarne”. Quando Antonin Artaud, nel 1947, dopo nove anni di internamento, poté uscire dall’asilo psichiatrico di Rodez, gridò al mondo la sua denuncia. Ritenendo di essere stato vittima di un “infame sequestro di persona”, si scagliò contro tutti coloro che avevano voluto privarlo della sua identità. In manicomio Artaud aveva subìto innumerevoli aggressioni, testimoniate da tracce visibili sul corpo, ed era stato sottoposto, contro la sua volontà, a più di cinquanta elettrochoc. “Sotto la scarica di corrente mi ero addormentato male e ricordo di essermi rigirato stravolto per un tempo indefinito… Volteggiavo nell’aria come un pallone prigioniero chiedendomi da quale parte si trovasse la strada… In seguito seppi che il dottor Ferdière, credendomi morto, aveva ordinato di portarmi alla morgue e che mi aveva salvato il mio risveglio in quel momento”. Artaud denuncia con lucidità e precisione le pratiche violente dell’istituzione psichiatrica, prima fra tutte l’elettrochoc. In questo saggio l’autrice ripercorre la storia della reclusione di Antonin Artaud che, con le sue forze creative d’uomo e d’artista, seppe trasformare il cumulo di macerie in cui era stato ridotto il suo essere in una costruzione umana e poetica unica e sublime.
casa-editrice: Sensibili alle Foglieanno: 1998
isbn: 88-86323-54-9
euro: 13,00