L’occhio che uccide
Mark Lewis è un operatore cinematografico, schivo e introverso, che sogna di diventare regista e che per arrotondare lo stipendio realizza foto osé per conto di un giornalaio. Suo padre era un noto scienziato, un biologo che si era dedicato prevalentemente allo studio del sistema nervoso e della sua evoluzione durante la crescita. In particolare era interessato alle reazioni alla paura nell’infanzia, e per i suoi studi utilizzò suo figlio come cavia, stimolandolo continuamente ad avere reazioni di paura e riprendendolo giorno e notte con una macchina da presa per documentare il tutto.
Privato così della possibilità di creare una corretta forma di consapevolezza di sé (al punto da affermare che “nella mia infanzia non sono mai stato un istante solo con me stesso”) Mark sviluppa una forma acuta di voyeurismo, un’autentica ossessione per lo spiare gli altri, riprendendoli con la sua cinepresa da cui non si separa mai. Spinto sempre più in là dalle sue ossessioni, Mark diventa un serial killer, uccidendo giovani ragazze (dapprima una prostituta, poi un’aspirante attrice e infine una modella) con un pugnale montato sul treppiedi della sua macchina da presa, filmando il tutto mentre costringe le sue vittime a guardare, attraverso uno specchio, la paura dipinta sui propri volti. Queste riprese servono per realizzare il suo film.
Le uniche persone che riescono a penetrare, almeno in parte, nella sua folle personalità sono la sua inquilina Helen, che s’innamora di lui, e sua madre, cieca e che tacitamente sospetta di lui.
martedì 23 maggio, ore 21.30
ingresso 3,00 euro