La Captive
Inaugura questa rassegna La Captive di Chantal Akerman, ispirato a La Prigioniera di Proust e presentato a Cannes nel 2000. Il film è la storia di un’ ossessione totalizzante in cui un giovane uomo, ricco e tentato dall’inazione, dalla morte, cerca di darsi un’identità attraverso la cattura e il dominio della vita dell’amata, dell’altro. Ma la Akerman, una delle poche registe che si è fatta artefice di uno sguardo autenticamente femminista -più che calare messaggi dall’alto, da un fantomatico o ineffabile punto di vista esterno, la regista belga ha preferito infatti indagare i confini di un nuovo linguaggio caratterizzato dall’autobiografia, ovvero dal partire da sé, e dalla scompaginazione e risignificazione di quello dominante-, nel dar corso a questa storia esile e disturbante non si ferma sulla soglia della buona denuncia né si lascia tentare dalla crudeltà estetizzante. Alternando realismo a astrazione, piani-sequenza a immagini non narrative, Akerman ci restituisce infatti un doppio movimento che è anche uno spostamento dei confini dove si costruiscono le soggettività: il film, in questa prospettiva, è sì la rappresentazione della “normale” angoscia di una violenza psicologica consumata nella penombra, ma ancor prima -splendida la prima scena- e ancor più -proprio di chi rischia, di chi dà inizio a qualcosa di nuovo che verrà proseguito da altri- l’irriducibilità del desiderio nomade e relazionale di una donna braccata.
Per la rassegna Sguardi e Soggettività, martedì 2 maggio ore 21.30
In collaborazione con SCHERMAGLIE cinema, inoltre
ingresso 3,00 euro