J’ai Tué ma Mère
Hubert è un adolescente canadese cresciuto senza il padre, divorziato dalla madre e disinteressato delle sorti del figlio. Privo di un punto di riferimento maschile e agitato dalle pulsioni e dalle inquietudini tipiche della sua età, Hubert nasconde la propria omosessualità alla madre e sfoga su di lei il dolore represso, colpevolizzandola per non amarlo abbastanza.
Gli infantili scoppi di ira del protagonista – incapace di comprendere gli atteggiamenti di una madre da cui vuole marcare la differenza – sono tipici dell’età adolescenziale, così come le difficoltà di comunicazione di una donna sola, in bilico tra amicalità e genitorialità, ma non disposta a rinunciare a una fetta di orgoglio e amor proprio. A non essere tipico e soprattutto non banale è lo sguardo del regista su questa vicenda di passioni trattenute, represse e poi di colpo esplose. Dolan ha il dono di non lasciare indifferenti e già qui ne dà prova, tratteggiando un universo di sentimenti ed emozioni dalle tinte forti, da cui i grigi e le sfumature sono banditi, proprio come avviene nell’adolescenza.
l desiderio di distinguersi e non conformarsi di un adolescente più profondo della media (che ha 10 in letteratura e 5 nelle altre materie) sembra aver contagiato il suo autore, animato da una genuina e non calcolata voglia di stupire nella scelta di ogni inquadratura, dialogo, musica e colore. L’orizzonte asfittico che schiaccia i suoi personaggi, lacerati da contrasti e tensioni interiori irrisolte, è squarciato da Dolan con l’urgenza, l’irruenza e l’autenticità di uno stile che lascia il segno, calato in un’estetica anni Ottanta che il giovane cineasta non ha vissuto in prima persona, ma a cui rivolge frequenti dichiarazioni d’amore.
Martedì 28 marzo, ore 21.30
ingresso 3,00 euro