Memorie di un ladro filosofo. Quando il furto diventa un’arte
Pipino, Vincenzo
Ladro filosofo, Fantomas della laguna, Sindacalista delle carceri, Re dei ladri, i soprannomi si sprecano per Vincenzo Pipino, che ha il vezzo di farsi chiamare “ladro gentiluomo” e può vantare nel suo curriculum ricco di imprese avventurose di aver portato a segno il primo e unico colpo a Palazzo Ducale di Venezia ma anche di aver messo le mani – due volte – sulla galleria privata di Peggy Guggenheim. Senza dimenticare il famoso furto del Canaletto in casa Falck, alle Zattere.
La sua recente carriera di scrittore si deve, almeno in parte, a Toni Negri. Pare sia stato proprio il filosofo padovano a indirizzarlo verso la scrittura: “Sono rimasto affascinato dalla sua saggezza”, ha dichiarato più volte. Risulta infatti impossibile rimanere indifferenti davanti all’ironia dissacrante e alla capacità innata di affabulare di Pipino. E si rimane ovviamente rapiti anche dal tema dei sui scritti: furti, fughe, notti brave, episodi sepolti nella memoria popolare e nei segreti del vecchio milieu malavitoso, spesso ai limiti dell’incredibile. Il suo primo libro “Rubare ai ricchi non è peccato” ha fatto molto discutere. Pipino torna ora con altri ricordi sulle sue imprese veneziane ed europee, interrogando e interrogandosi, alternando memorie di vita e citazioni da Shakespeare, Brecht e Jacob.
Una narrazione a volte tragica e a volte ironica, che dietro a un apparente distacco finisce spesso per porre lo sguardo sulle ineguaglianze della nostra società, tra ricchezze incalcolabili e povertà estreme.
dalla quarta di copertina
casa-editrice: Milieuanno: 2015
isbn: 9788898600106
euro: 15,90