12 Dicembre: questo è Stato
La strage di Piazza Fontana non è solo l’inizio della strategia della tensione, ma anche l’anello di congiunzione tra il fascismo del “ventennio” e quello “democratico”.
Se, infatti, nel 1945 cadono ufficialmente dittatura e molti dei suoi gerarchi, quello che non cade, quello che rimane inalterato, diciamo anche intoccabile, è il complesso sistema di potere e tutti gli apparati di controllo del vecchio regime fascista: polizia, magistratura, esercito.
Alle loro spalle, borghesia e Stato sembrano sempre più indeboliti ed incapaci di arrestare un proletariato per certi versi ancora forte dell’esperienza partigiana ma anche, e soprattutto, ancora più determinato a portare a termine quella che si è rivelata una “resistenza tradita”.
Attraverso lo studio di alcuni testi come La resistenza totale, manuale di guerriglia in In caso di Golpe di H. Von Dach (Savelli – 1975), e di È LUI: diario dalla galera 1969 – 1972, di Pietro Valpreda (Rizzoli 1974), nel 2002 il CDA pubblica “12 Dicembre: questo è Stato” con lo scopo, oltre alla documentazione dei fatti accaduti all’epoca, di estrapolarne un’analisi molto più attualizzata.
Se il 12 Dicembre, infatti, è l’esempio di una forma di governo che punta a rileggittimarsi attraverso la manifestazione spettacolare della propria crisi, in un’ottica più contemporanea può considerarsi anche come l’inizio di quella “politica dell’emergenza” tanto cara alle nuove strategie di guerra permanete (specie dopo l’11 Settembre 2001) a livello globale, e di criminalizzazione preventiva del dissenso, su quello locale.
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