La Menzogna di Ulisse –
Rassinier, Paul
Un certo numero di testimoni hanno fatto, dalla Liberazione in poi, il quadro degli orrori dei campi di concentramento. […] l’immaginazione del romanziere, gli eccessi di lirismo del poeta, la parzialità interessata del politicante o le zaffate di odio della vittima servono da sfondo, volta a volta o tutti insieme, ai racconti finora pubblicati. Ho pensato, per parte mia, che fosse venuto il momento di spiegare quegli orrori con la penna fredda, disinteressata, obiettiva, al tempo stesso imparziale e spietata, del cronista – anche lui, ahimè, testimone – preoccupato unicamente di ristabilire la verità per gli storici e i sociologi dell’avvenire. […] Scrivendo La menzogna di Ulisse avevo l’impressione di fare eco a Blanqui, a Proudhon, a Louise Michel, a Guesde, a Vaillant, a Jaurès e di incontrarmi con altri […] i quali, tutti, hanno posto il problema della repressione e del sistema penitenziario partendo dalle stesse constatazioni e negli stessi termini in cui lo ponevo io, e per questo avevano ricevuto un’accoglienza piena di simpatia dal movimento socialista della loro epoca. [Oggi, invece] coloro che si vantano eredi spirituali dei comunardi, di Jules Guesde e di Jaurès sono stati insensibilmente portati ad avallare una letteratura la quale soffoca i dati elementari del problema della repressione in una cultura dell’orrore basata sul falso storico. (P. Rassinier)
dalla quarta di copertina
casa-editrice: Graphosanno: 1996
euro: 25,00